Analisi dei risultati di una ricerca sulle potenzialità femminili e gli ostacoli da superare.
di Ornella Urpis
1. Introduzione
Le donne da sempre soffrono di una mancanza di presenza attiva nel mercato e nella società. Relegate spesso nei lavori più umili o -a pari merito degli uomini dal punto di vista professionale- pagate di meno sono il pilastro della organizzazione della famiglia attraverso il loro lavoro non retribuito di cura e di assistenza e rappresentano la forza trainante del welfare.
Nell’arte la loro presenza è relativamente recente e risente ancora di una posizione di sudditanza. In diverse ricerche di Digital Humanities si è potuto constatare la limitazione della diffusione dell’arte femminile sul web, oltre che la difficoltà di accesso all’uso degli strumenti informatici e dei social network.
Studiose come Michelle Moravec ed altre hanno dimostrato attraverso l’analisi della rete che c’è una diffusione limitata delle opere d’arte delle donne rispetto a quelle degli uomini: anche nel caso di celebri artiste l’analisi della rete si è rivelata piuttosto difficile (Brown and Elspeth 2020).
Molto dipende da una cultura decisamente discriminante anche all’interno del mondo dell’arte con tutte le conseguenti difficoltà per le donne di accesso alle possibilità di valorizzazione e di quotazione delle produzioni artistiche.
Per osservare più da vicino il rapporto tra le donne, l’arte e il mercato abbiamo svolto pertanto una indagine per questionario e una serie di interviste in profondità. L’indagine per questionario è stata effettuata attraverso i canali on line, le interviste invece sono avvenute in contesto protetto e alcune sono state svolte telefonicamente. L’indagine è iniziata i primi di aprile e si è conclusa a metà luglio.
I cento questionari fotografano un realtà differenziata, un contesto italiano e uno inglese/internazionale; le interviste (sette) sono state fatte tutte invece ad artiste italiane. Hanno risposto al questionario le donne che erano inscritte al gruppo chiuso di Port Art Women ed altre avvicinate grazie alla pagina pubblica del nostro progetto e allo spazio su Instagram.
Consideriamo pertanto il campione come un campione di convenienza.
Il questionario che è stato utilizzato per la rilevazione è visibile ancora nella pagina Facebook di Port Art Women.
2. Caratteristiche del campione
Il campione è rappresentato da donne di età diverse prevalentemente dai 40 ai 69 anni. Le inglesi/straniere comparativamente sono più giovani. Il 43% si esprime attraverso la pittura, rilevante risulta inoltre il disegno, l’arte tessile, il merletto, altre forme di artigianato e la fotografia. Il 56% ha prodotto fino a 100 opere, mentre il 27% attorno o più di 1000 opere nella propria vita. Per cui abbiamo un campione composto da un terzo di professioniste.
Il 67% dichiara di aver partecipato a esposizioni pubbliche, mentre il 33% non lo ha mai fatto, queste sono tutte italiane. Coloro che hanno avuto occasione a partecipare solo il 14% afferma di aver esposto per più di 20 volte nella propria vita e infatti il 15% vive prevalentemente grazie agli introiti prodotti dai propri lavori artistici. Il 37% delle italiane e il 24% delle inglesi/resto del mondo ha comunque un impiego lavorativo. Il numero di casalinghe o non lavoratrici è superiore fra le italiane che fra le inglesi/resto del mondo. L’82% anela un giorno a sostenersi economicamente grazie alla propria arte.
3. Come introdursi nel mercato
Interessante è la voce riguardante le strategie per entrare nel mercato dell’arte. Le rispondenti hanno offerto un ampia gamme di proposte. La maggior parte afferma che è fondamentale, o “la via maestra”, l’esposizione nelle gallerie importanti, ma anche la vendita e l’esposizione in gallerie on line, soprattutto negli ultimi tempi, sono considerate un buon trampolino di lancio, in modo particolare dalle inglesi/resto del mondo. Un numero interessante riguarda coloro che pensano sia molto utile “una esposizione in paesi diversi dal mio”.
4. La comunicazione e l’uso di diversi linguaggi
Sugli aspetti della comunicazione e della diffusione delle proprie opere, rileviamo che solo il 9% possiede un sito internet personale. “Quando incontri qualcuno e vuoi fare conoscere la tua arte, che cosa gli mostri?”, la maggioranza invia il profilo Facebook (o una pagina dedicata), Instagram o addirittura invia le foto dalla galleria dal proprio cellulare che sembra, secondo loro, dare una buona visibilità. In pochi casi invece portano le persone a visitare le opere esposte in galleria o nel proprio studio (aggiungiamo che le artiste donne non dispongono spesso di studi ma lavorano per lo più a casa).
Sulle competenze linguistiche ed informatiche osserviamo che un terzo delle italiane sa parlare e scrivere in inglese, mentre solo il 21% afferma di possedere delle conoscenze informatiche avanzate e il 28% invece di averne in modo basico, le altre si considerano intermedie.
Un altro aspetto rilevante riguarda la considerazione che le artiste hanno del web e dei social media in merito all’aumento di valore sulle proprie opere. Secondo la nostra rilevazione risulta che più di tre quarti delle intervistate lo considera importante (solo il 22% invece non lo ritiene) e in particolare le artiste inglesi/internazionali.
5. Le difficoltà del mercato
Per quanto riguarda lo sviluppo delle proprie capacità artistiche in funzione del mercato, gli impedimenti sono stati descritti in modo molto esaustivo (era una domanda aperta nel questionario). Vale la pena riportare alcune osservazioni. Passiamo pertanto ad osservare difficoltà di tipo personale e motivazionale assieme a quelle di tipo organizzativo/strutturale del mercato dell’arte.
Per un buon numero di donne il “tempo”, cioè la mancanza di tempo è fondamentale. La vita personale, il lavoro e i figli impiegano la maggior parte delle energie e l’arte rimane qualcosa di residuale a cui dedicare una parte di sviluppo della propria interiorità. Di fatto, l’espressione artistica non è vissuta come un lavoro, anche se potrebbe diventarlo per molte : “Art is seen as a hobby from most of the people, so even if somebody likes your work is not keen to pay for it”, per altre donne addirittura non vuole proprio esserlo “per me dipingere è una liberazione…quando sono sola e mi sento bene, prendo la tela e inizio a lavorare…è un modo per ritrovare me stessa, la parte più profonda di me” (pittrice triestina); “nella vita ho avuto molti dolori, ho perso mio marito ed anche un figlio. In un certo momento la vita si è spezzata. Quando lavoro al merletto è come se ritornassi indietro nel tempo, in quello che mi legava a mia madre, a mia nonna a tutta la mia famiglia. Per me questi fili hanno un significato profondo… (merlettaia goriziana).
Gli aspetti di spiritualità e maieutici assumono un grande spazio in molte donne, ma nonostante l’importanza di questa dimensione, ci concentreremo per la nostra analisi su altre risposte che tengono conto dei problemi evidenziati da coloro che vorrebbero entrare nel mercato, senza sottovalutare però la dimensione di espressione spirituale/interiore che sembra essere comunque un elemento importantissimo.
Il problema della concorrenza è un problema rilevato “Also there is a lot of competition especially with ‘veterans’, people over 40-50 years old that ‘steal’ the scene from young emerging artists”, assieme alla mancanza di contatti per entrare nelle grazie dei galleristi e alle capacità di marketing: “I don’t know how to contact galleries to show my paintings. I think you have to be a much more productive artist rather than a hobbyist”; “Le gallerie chiedono un impegno economico non sostenibile, dovrebbero prendere solo la % sulla vendita invece…”; “La scarsa conoscenza delle tecniche, adeguata collocazione sul mercato e supporto pubblicitario”; “Mancanza di contatti con gallerie importanti”; “Mancanza di nozioni di marketing, gestione social media, e insicurezza dovuta al fatto di essere autodidatta dato che ho laurea in altro campo”; “Mancanza di tutela e supporto da parte dello stato rispetto al lavoro dei piccoli artigiani”.
Le donne se non sono famose o non hanno un buon sponsor fanno fatica a collocarsi nel mercato dell’arte!
Del resto in una lunga intervista una pittrice afferma: ”Sai le donne non sono abituate a promuoversi, non sono come gli uomini. Loro hanno innata la capacità di promuovere se stessi a causa del loro ego. Le donne quando parlano di se stesse e della loro arte quasi si vergognano e soprattutto se parli di soldi si vergognano ancora di più”.
Per cui il più grande problema sembra essere: “me stessa”.
6. Cosa sarebbe utile per poter vendere le proprie opere d’arte
Quello che quasi tutte le donne del nostro campione anelano è “promuovere” le proprie opere e quindi avere una maggior “visibilità”. Il punto centrale in quasi tutte le risposte riguardano questo aspetto , sembra quasi che il motivo principale della loro produzione sia la divulgazione delle proprie esperienze artistiche. Ovviamente la promozione implica per molte (anche se implicitamente) la possibilità di raggiungere un mercato e una valutazione economica del proprio operato, per chi ovviamente non è una professionista. Le professioniste, invece, sanno bene che la notorietà influisce direttamente sul valore economico delle opere.
In una intervista leggiamo: “le donne vorrebbero tutte diventare famose, ma non sanno bene come farlo. Da sole si vergognano, vorrebbero quasi un “principe azzurro” che le porti verso la notorietà. Sono anche pigre le donne… Del resto l’artista deve produrre, non spetta a lui sapersi anche vendere…”.
La promozione viene anche declinata in diversi modi. Il numero maggiore di risposte lo troviamo sulla volontà di avere un “agente”, un “coaching”, un “agente bravo ed onesto che si occupi delle mie opere”(ben 12 risposte), segue lo sviluppo dell’uso dei social media communication (9 risposte) e un networking fra gallerie, negozi, ecc. (8 risposte). Importanti, ma meno rilevati risultano anche il “conoscere le persone giuste”, “esporre in altri paesi o luoghi diversi”, e soprattutto avere dei “soldi”.
Conclusioni
Dai dati raccolti e dalle osservazioni degli esperti i problemi maggiori delle donne sembrano riguardare due piani diversi. Il primo, e il più complesso, è il mercato dell’arte che limita la presenza femminile e la diffusione negli spazi web; il secondo, la difficoltà di molte artiste a promuovere se stesse nel mercato, nonché l’incapacità o la poca conoscenza degli strumenti informatici per la valorizzazione della propria arte.
Il progetto Port Art Women può rappresentare una chance alle innumerevoli donne di paesi diversi che necessitano di formazione, di visibilità internazionale, di promozione e una opportunità di trasformare l’arte in un lavoro retribuito.
Bibliografia
Kathryn Brown and Elspeth Mitchell, Femminist Digital Art Histort, in Kathryn Brown (ed.), The Routledge Companion to Digital Humanities and Art History, London, Routledge, 2020.
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